domenica 5 aprile 2020




La pianta di Milazzo dell’ingegnere militare Gabriele Montani e le opere militari descritte capitano piemontese Bona

E’ custodita presso il Kriegsarchiv di Vienna. Nel Mastio del Castello di Milazzo se ne conserva una splendida riproduzione, una gigantografia che ci consente di osservare nei dettagli le fortificazioni e le opere militari descritte minuziosamente dal Capitano piemontese Bona. La pianta è indubbiamente la più precisa ed esteticamente più accattivante tra quelle che nel corso dei secoli hanno raffigurato Milazzo. Venne redatta tra la fine del 1718 ed i primi mesi dell’anno successivo dall’ingegnere maggiore del Regno di Napoli, il milanese Gabriele Montani, ingegnere militare il cui nome è peraltro legato alla progettazione intorno al 1701 della chiesa monumentale di S. Pietro (Peterskirche) in Vienna ed a diverse opere militari realizzate nel Regno di Napoli, ivi inclusa l’ancora esistente Polveriera di Capua.

La riproduzione della Pianta del Montani durante la fase di montaggio al Mastio del Castello di Milazzo (estate 2018).

La legenda della sua splendida pianta si apre con questa dettagliata dicitura: «Pianta dela città basa e borgo murato e città e Castelo di Melazo in Sicilia con la penisola nominata il Capo, con li siti comodi al disbarco, come si vede dalli bastimenti disegnati. Si dimostra nel presente disegno l’accampamento delli Imperiali con suoi trincieramenti e batterie. Parimente il campo dei nemici angioini con il loro attacco, quale cominciò dal di 24 ottobre del anno 1718. Si vede come si trova la Piazza il di 24 marzo del 1719. Disegnato dal Tenente Colonnello Montani, ingegnere maggiore del Regno di Napoli, il quale si è trovato in Melazo fin all’ultimo del mese di febraro del anno 1719».


Scorrendo tale legenda ci si accorge che diverse delle denominazioni indicate corrispondono proprio a quelle impiegate dal capitano - nonché ingegnere militare - Bona. E’ il caso ad esempio della Ridotta del Giardino, o Ridotta del Giardino di Cirino, dal nome del proprietario del vasto appezzamento terriero posto in prossimità dell’odierna via dei Mille, l’aristocratico Marcello Cirino. Ricorda Domenico Barca nei suoi Raguagli che il «luogo grande del signor Don Marcello Cirino con li casamenti fori la porta di Messina» fu ridotto «in campagna rasa, con aversi svelto pure le radici di qualunque sorte d’alberi e li piedi di viti». Ciò a causa delle diverse opere militari che si andavano gradualmente approntando, ossia «trinciere con le linee, contrascarpe, terrapieni ed altri». 

La riproposizione meticolosa e dettagliata di una scena dell'Assedio di Milazzo, la breccia di Porta Messina, è ancora un cantiere in corso in una delle sale del Mastio del Castello. Realizzata dai modellisti Pippo Pandolfo, Salvatore Barresi ed Edoardo Schepisi tende a riprodurre fedelmente le fortificazioni ed i diversi trinceramenti, sia pure ricorrendo a qualche espediente che tende a ridurre per esigenze logistiche qualche distanza tra le fortificazioni verso la campagna, ossia oltre i due bastioni di Messina e Palermo e la mezzaluna che vi sta in mezzo, al contrario riprodotti in perfetta scala. Accanto la vaschetta in plastica rossa piena di gabbioni si intravede la Ridotta del Giardino, con alle sue spalle la postazione dei «due mortari a pietre» (num. 18 della Pianta del Montani).


L’espropriazione di tale vasto appezzamento terriero giunse il 28 ottobre 1718: «si risolse d’occupar un Giardino situato innanzi allo spalto della Mezza Luna», così il Corriere Ordinario del 3 dicembre 1718, che a Vienna pubblicava periodicamente il diario imperiale dell’Assedio di Milazzo. Secondo il capitano Bona i lavori per la costruzione della ridotta sarebbero iniziati due giorni dopo: «abbiamo avviato i lavori di costruzione di una ridotta sulla nostra sinistra, collocata nel Giardino di Cirino, la quale sarà presto dotata di un camminamento coperto che si estenderà sino al mare sulla sinistra e farà altrettanto sulla destra».  Effettivamente la Pianta del Montani mostra la ridotta al numero 17, situata dirimpetto la mezzaluna (in legenda al num. 7), lungo il trinceramento imperiale che metteva in comunicazione il mar di Levante con quello di Ponente. La mezzaluna, citata anche dal Corriere Ordinario, era quella che sorgeva in mezzo ai due bastioni di Messina e Palermo, proteggendo Porta Messina, la quale a sua volta consentiva l’accesso alla città bassa.

Il Piano Regolatore del Porto di Milazzo del 1884, in alto rielaborato per ricreare le fortificazioni dell'Assedio del 1718/19 ed in basso in originale, sia pure limitatamente ad una porzione.



Grazie al Piano Regolatore del Porto del 1884, che traccia quel che in quell’anno sopravviveva ancora del Bastione di Palermo sito nell’odierna piazza Nastasi (precisamente in prossimità dell’incrocio con la vie Regis e Rizzo), è possibile localizzare approssimativamente la Ridotta del Giardino, che appunto sorgeva nel tratto dell’odierna via Giorgio Rizzo collocato tra le vie S. Giovanni e Siro Brigiano.
Non lontano da tale ridotta sarebbe stata costruita l’altra denominata Montani, dal nome del suddetto ingegnere militare che l’aveva progettata ed oggi collocabile in prossimità dell’incrocio tra le vie Siro Brigiano e Col. Bertè. La Ridotta Montani è indicata col numero 16 nell’omonima pianta.

 Alcuni militari del reggimento piemontese Saluzzo in uscita da Porta Messina


Citata spesso dal capitano Bona (sin dal 17 ottobre 1718) è poi la ridotta sulle alture, cosiddetta redoute enfoncée, sorta tra le vecchie fortificazioni erette dagli Spagnoli al tempo della Rivoluzione di Messina del 1674-78. Si trattava di una fleccia, fortificazione di terra a due facce realizzata entro una vecchia mezzaluna a partire dal 23 ottobre 1718 e successivamente protetta anteriormente da un bonnet, piccola fortificazione anch’essa a due facce iniziata a costruire il 9 novembre 1718. Ma qual era l’altura su cui venne eretta tale fleccia? Quella che si innalza ancor oggi percorrendo la via Regis da Levante a Ponente, in prossimità di via Risorgimento. Oggi potremmo pertanto localizzare tale fortificazione tra le vie Risorgimento e Tremonti, toponimo, quest’ultimo, che richiama alla memoria proprio le alture cui fa cenno il capitano Bona nella sua dettagliata cronaca. La Redutta detta la Fleccia è indicata nella Pianta del Montani col numero 14. Poco distante da essa la Mezza Ridotta Montani (num. 15).

La mezzaluna collocata tra i Bastioni di Palermo e Messina. In primo piano a sinistra, ricoperta dall'erba, una delle 5 traverse fatte realizzare lungo il camminamento coperto dal Generale Wallis.


Tornando alla mezzaluna collocata tra il Bastione di Messina e quello di Palermo, occorre ricordare che era circondata sul versante anteriore da un camminamento coperto (o strada coperta), indicato in francese come chemin couvert, lungo il quale il Generale Wallis ordinò il 3 novembre 1718 la costruzione di 5 traverse. Così il capitano Bona: «abbiamo iniziato la costruzione di 5 traverse nel camminamento coperto posto nei dintorni della mezzaluna di Porta Messina, infilata dal cannone nemico. Quasi terminato il camminamento coperto di questa stessa mezzaluna, come anche quello collocato nei dintorni della Ridotta del Giardino». Il camminamento coperto («vecchia strada coperta») viene indicata nella Pianta del Montani col num. 13, mentre le 5 traverse sono indicate dal numero 10 di un’altra pianta disegnata dallo stesso ingegner Montani il 6 novembre 1718, anch’essa riprodotta nelle sale del Mastio ed anch’essa custodita in originale presso il Kriegsarchiv di Vienna.

Camminamento coperto (o strada coperta), indicato in francese come chemin couvert (da una raffigurazione coeva di argomento militare).

Un cenno merita infine la batteria dello sbarcadero iniziata il 28 ottobre 1718 a protezione dei navigli imperiali ancorati nelle due insenature situate tra l’odierno hotel Riviera Lido ed il forte del Corvo (villa Bertè), a sua volta gemellato col forte Bonaccorsi che si erge sul versante di Ponente. Ebbene, il capitano Bona così scrive: «abbiamo avviato la costruzione di una batteria di due pezzi al nostro sbarcadero, allo scopo di proteggere e difendere i nostri bastimenti che gettano l’ancora al Capo, da dove si è approntata una grande strada per raggiungere agevolmente la città coi carriaggi». La Pianta del Montani indica la batteria con la lettera X, nel sito oggi occupato dall’hotel Riviera Lido, e traccia persino la strada che dalla stessa batteria consentiva l’accesso al Borgo attraverso la Porta del Capo, in prossimità del Bastione delle Isole.

(continua…)

Particolari della Pianta del Montani (dalla gigantografia del Mastio)










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